Sexting. Leggiamo su importanti siti di società nazionali: “Ecco le app ideali per inviare foto sexy ai propri contatti” !.Ed ancora: ” 7 consigli per fare sexting in sicurezza…Ecco 7 consigli per inviare foto “hot” senza rischiare di mettere a rischio la vostra privacy”.

I nostri ragazzi non hanno alcun bisogno di consigli del genere, quanto di una sana “educazione digitale”, insieme alla necessità di insegnare loro gli aspetti positivi legati alla sessualità!

Il termine “sexting”, deriva dall’unione delle parole inglesi “sex” (sesso) e “texting” (pubblicare testo).

sexting

Il sexting espone precocemente i ragazzi e le ragazze ad immagini ed informazioni a contenuto anche ad alto contenuto pornografico. Il rischio che immagini condivise in rete diventino materiale pedopornografico è altissimo.

Per converso è sensibilmente insufficiente la consapevolezza e la percezione della gravità, in quanto contenuto “sensibile” alla mercè della rete (cyberbullismo), che “conserva” le immagini praticamente senza limiti temporali (basta fare lo screenshot della schermata dello smarphone!).

Si può definire sexting l’invio e/o la ricezione e/o la condivisione di testi, video o immagini sessualmente esplicite/inerenti la sessualità. Spesso sono realizzate con il telefonino, e vengono diffuse attraverso il telefonino stesso (tramite invio di mms o condivisione tramite bluetooth) o attraverso siti, e-mail, chat.

Spesso tali immagini o video, anche se inviate ad una stretta cerchia di persone, si diffondono in modo incontrollabile e possono creare seri problemi, sia personali che legali, alla persona ritratta.
 
L’invio di foto che ritraggono minorenni al di sotto dei 18 anni in pose sessualmente esplicite configura, infatti, il reato di distribuzione di materiale pedopornografico (Fonte Telefono Azzurro).
 

“Secondo i dati relativi al 2016 dell’Osservatorio nazionale adolescenza (diffusi dal’associazione Pepita Onlus), su un campione di oltre 7.000 adolescenti provenienti dalle diverse regioni d’Italia, il 4 per cento dichiara di aver fatto sesso inviando foto e video su WhatsApp, sui social network oppure telefonicamente, il 6,5 per cento ha fatto sexting e il 2 per cento invece ha fatto sesso davanti ad una webcam. Il 10 per cento degli adolescenti ha fatto selfie intimi o senza vestiti” (Fonte il Giorno)
Il rischio del revenge porn, cioè il fatto che immagini private finiscano in rete è altissimo. Praticata da adolescenti e non, il sexting può mettere in pericolo la propria privacy. In Italia tuttavia non esiste ancora un disegno di legge per questo fenomeno.

L’evoluzione della cultura social e la diffusione delle piattaforme di condivisione spinge la studiosa americana Janet Vertesi, dell’Università di Princeton, ad affermare, con un paradosso, che i nostri dati non sono mai del tutto personali, ma interpersonali, come conseguenza dello scambio via web.

Alcuni sostengono, temerariamente, come Amy Adeke Hasinff (Assistant Professor in the Communication department at the University of Colorado Denver), che se è vero proteggere il materiale d’autore con il copyright, allora può esssere plausibile applicare lo stesso criterio ai dati e le immagini private in rete.

Ma quali sono gli aspetti caratteristici di questo tipo di comportamenti?
  •  Fiducia: spesso i ragazzi/le ragazze inviano proprie immagini o video nudi o sessualmente espliciti perché si fidano della persona a cui stanno inviando il materiale. Mostrano una scarsa consapevolezza che quello stesso materiale, se il rapporto (amicale o di coppia) dovesse deteriorarsi o rompersi, potrebbe essere diffuso come ripicca per quanto accaduto.
  • Pervasività: le possibilità che offrono i telefonini di nuova generazione permettono di condividere le foto proprie o altrui con molte persone contemporaneamente, attraverso invii multipli, condivisione sui social network, diffusione online;
  • Persistenza del fenomeno: il materiale pubblicato su internet può rimanere disponibile online anche per molto tempo. I ragazzi, che crescono immersi nelle nuove tecnologie, non sono consapevoli che una foto o un video diffusi in rete potrebbero non essere tolti mai più.
  • Non consapevolezza: i ragazzi spesso non sono consapevoli di scambiare materiale pedopornografico.

*Fonte – Telefono Azzurro

Informazioni su Cyberbullismo

Il Centro Nazionale di Documentazione e Ricerca Educativa sul Cyberbullismo (CE.N.D.R.E.CY) ha compiti di ricerca, monitoraggio, documentazione, sperimentazione e formazione in campo psicoeducativo riguardo ai temi del bullismo online, della violazione della privacy e della tutela dei dati personali, stimolando lo scambio e la collaborazione tra studiosi ed enti che condividono la mission.

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