**Fonte – Nicola Strizzolo, docente sociologo Università di Udine (agendadigitale.eu)
La FoMo è una forma di ansia sociale e preoccupazione compulsiva di perdere l’opportunità di interazione sociale, mediata tipicamente dal digitale.
FoMO, acronimo per “fear of missing out” (che letterariamente sarebbe “paura di perdere”): una forma di ansia sociale e preoccupazione compulsiva di perdere l’opportunità di interazione sociale, di un’esperienza nuova o di un’esperienza gratificante, per lo più suscitate da post nei social. Di venire così esclusi da eventi piacevoli o emozionanti vissuti da altri amici nei social (Dossey 2014).
Da ricerche accademiche abbiamo la seguente descrizione:
– la FoMo è una forza scatenante insita nell’utilizzo dei sociale
– Per lo più sono i giovani ad esserne affetti
– Bassi livelli di bisogni di soddisfazione e di soddisfazione della vita, alta distrazione alla guida e in classe (dovuta ai dispositivi) caratterizzano alti livelli di FoMo.
Chi è affetto di FoMo cade in un circolo vizioso: cerca di riempire la solitudine con i social che solo apparentemente gli danno compagnia, facendolo cadere invece in un senso di solitudine ancora maggiore che cerca di riempire sempre attraverso i social.
**Fonte – huffingtonpost.it
Lo scienziato sociale Andrew Przybylski dell’università di Oxford è stato il primo, insieme a ricercatori dell’Università della California, di Rochester e di Essex a dare una definizione completa della FOMO.
Così si legge sulla sua pagina web:
- La FOMO è la forza che guida l’uso dei social media
- I livelli di FOMO sono più alti nelle persone giovani e in particolare negli individui di sesso maschile
- I livelli di FOMO sono influenzati dalle circostanze sociali. Bassi livelli di considerazione della propria vita coincidono con alti livelli di FOMO
- La FOMO è legata ad un rapporto ambiguo con i social media
- La FOMO è più alta in chi è spesso distratto
- La FOMO è più alta negli studenti che usano i social media anche in classe
Gli utenti possono essere letteralmente consumati dal bisogno ossessivo di controllare ciò che gli altri fanno. Un bisogno talvolta ingiustificato ma che, se non viene soddisfatto, può causare una vera e propria “crisi di astinenza”. Secondo lo studio del centro americano Kleiner Perkins Caufield & Byers’s un utente medio guarda lo smartphone circa 150 volte al giorno, una volta ogni 6 minuti.
In aumento anche il numero di coloro che controllano la posta elettronica e i propri profili social molto presto al mattino, presumibilmente appena aprono gli occhi.
Una smania di essere connessi che rischia di penalizzare non solo la nostra vita sociale ma anche il nostro rendimento sul lavoro.