New Technologies Addiction – “Psicosi da social e chat”

Le “New Technologies Addiction” sono oggetto del contributo della psicologa dott.ssa Erika Galatà,  apparso su sudpress.it, dal titolo “Psicosi da social e chat: istruzioni per l’uso“.

Negli ultimi anni, la nascita di un nuovo strumento ipertecnologico ha comportato profonde trasformazioni socio-psicologiche coinvolgendo, nella fattispecie, il nostro modo di relazionarci e di comunicare (in particolar modo dal punto di vista non verbale). L’abbattimento delle barriere spazio-temporali ostacola, infatti, la normale sperimentazione-gestione delle emozioni e dunque delle relazioni (anche a causa delle sempre più diffuse ed implementate emoticon), comportando, nei casi più gravi, una dissociazione dal mondo esterno. L’accusato è proprio lo smartphone, in italiano telefono intelligente, in grado di assolvere anche funzioni sociali e psicologiche. Infatti: regala un senso di indipendenza, autostima e sicurezza, dà la possibilità di essere sempre raggiungibili, può essere usato in ogni luogo e consente di poter comunicare, in qualsiasi momento, in maniera rapida e istantanea. Insomma questo strumento appare ormai indispensabile per la conduzione della nostra vita quotidiana.

Tuttavia un uso eccessivo di questo dispositivo può dar luogo a una dipendenza psicologica, caratterizzata da una totale concentrazione dei pensieri e delle azioni verso la ricerca e l’uso di tale mezzo.

In questo caso si parla di “nuove dipendenze” o “dipendenza senza sostanza’, in quanto l’oggetto della dipendenza è un comportamento o un’attività. A creare la dipendenza sono in particolar modo le cosiddette “New Technologies Addiction”:

  • Social network (Facebook, Twitter, Instagram)
  • Chat di messaggistica istantanea (WhatsApp, SnapChat ecc..)
  • Videogiochi, in particolare i giochi di ruolo

Chi soffre di una New Technologies Addiction stabilisce con l’oggetto tecnologico un legame privilegiato, tale da annullare il mondo reale a favore di quello virtuale, sviluppando progressivamente modalità di gratificazione disfunzionali.

Inoltre, l’eccessivo utilizzo del cellulare ha condotto allo sviluppo di disturbi specifici:

  • Nomofobia, caratterizzata da uno stato di malessere legato al non poter usufruire dell’oggetto tecnologico in maniera immediata, alla paura di perderlo e dell’esaurimento della batteria
  • Information Overload, ricerca continua e incessante di un costante aggiornamento delle informazioni

Insomma, si vive nel timore di non far parte della rete!

Il mezzo tecnologico diventa così una vera e propria droga di cui non si può fare a meno e che può comportare fenomeni analoghi alla dipendenza da sostanza:

  • Tolleranza, bisogno sempre maggiore dell’oggetto
  • Crisi d’astinenza, caratterizzata da ansia o attacchi di panico e fluttuazioni del tono dell’umore
  • Perdita di autocontrollo
  • Dominanza, l’oggetto della dipendenza domina i pensieri e guida il comportamento
  • Alterazioni del tono dell’umore: si può avvertire un aumento di eccitazione o maggiore rilassatezza
  • Ricaduta: tendenza a ricominciare l’attività dopo averla interrotta, nonostante la progressiva ed evidente associazione con conseguenze negative sempre più gravi

A lungo andare ciò comporta l’insorgere di disfunzioni significative nei principali aspetti della vita: personale, sociale, scolastica, lavorativa, familiare e affettiva.

Sebbene la dipendenza da smartphone non abbia un target specifico di età, sembra che i soggetti a rischio maggiore siano gli adolescenti, poiché spesso la tecnologia viene utilizzata allo scopo di dominare la realtà, come strumento di difesa per affrontare le insicurezze nella comunicazione, sia nella fase iniziale di conoscenza sia nella fase della gestione delle relazioni stesse; di conseguenza il servizio più usato dagli appartenenti a questa fascia d’età è la chat di messaggistica istantanea.

Tale dipendenza assume un peso anche dal punto di vista didattico: i ragazzi preferiscono studiare on line piuttosto che attraverso i libri di testo e spesso usano il telefono per “copiare” nei compiti in classe, oltre che per svagarsi per tutta la durata delle lezioni.

La dipendenza patologica funziona da antidepressivo, è quasi un eccitante. Infatti, nel cervello, questi stati sono mediati dall’aumento della produzione di dopamina e di serotonina. Queste sostanze, liberate, fungono da rinforzatore del comportamento disfunzionale, di fatto aumentando la frequenza del comportamento medesimo, al fine di poter usufruire di queste piacevoli sensazioni.

Nonostante secondo le ultime ricerche attualmente siano in molti a soffrire di dipendenza da smartphone, nella maggior parte dei casi vi è una mancanza di consapevolezza, poiché, non essendo coinvolto l’abuso di una sostanza,  tale dipendenza non viene vissuta come una malattia, ma, al contrario, l’utilizzo prolungato di tale tecnologia viene considerato come una normale abitudine di vita.

Negli ultimi tempi una nuova funzione di Facebook, il video in diretta, ha visto una diffusione esorbitante e un utilizzo spesso per fini di poca rilevanza. Appare così sempre più evidente come sia importante per la generazione “tech” mostrarsi, anche e soprattutto per ciò che non si è.

Un ulteriore fenomeno preoccupante riguardo l’utilizzo dei mezzi tecnologici è l’abuso da parte dei genitori. Infatti, a causa delle molte ore trascorse on line, si pone poca attenzione ai figli, che vengono letteralmente lasciati soli e che spesso, per attirare l’attenzione su di sè e vedere soddisfatto il loro bisogno di accudimento, reagiscono con comportamenti disfunzionali, come aggressività auto ed etero diretta. Ma può accadere anche che il bambino venga lasciato da solo in esclusiva presenza della tecnologia (giochi, video, ecc..), in particolare di tablet. Spesso questo modello comportamentale è provocato, oltre che da una scarsa consapevolezza del genitore, anche dalla credenza che questo “passatempo” non abbia ripercussioni. Niente di più sbagliato! Numerose ricerche hanno dimostrato come l’uso della tecnologia nei bambini, soprattutto i più piccoli, abbia un grave impatto sullo sviluppo: ritardo nel linguaggio, difficoltà di relazione, difficoltà motorie e manipolative (coordinazione occhio-mano). È necessario un ritorno ai giochi educativi, ancor meglio se praticati all’aria aperta: costruzioni, pongo, puzzle, colori a cera, acquerelli e così via. L’importante è che il gioco stimoli nei bambini la motivazione, l’apprendimento e l’instaurarsi di relazioni positive.

Le conseguenze della dipendenza da smartphone:

Dal punto di vista fisiologico si possono sperimentare: alterazioni del ritmo sonno-veglia, cefalea, stanchezza cronica, scarsa cura di sé, alterazioni dell’appetito, difetti della vista, comparsa di problemi ortopedici come la sindrome del tunnel carpale o un frequente mal di schiena.

Dal punto di vista psicologico, invece, oltre al già citato disturbo della comunicazione e della relazione, la dipendenza comporta stress, ansia, aggressività e conflitti familiari.

Primi Accorgimenti:

E’ necessario stabilire delle norme per regolare l’uso dello smartphone e delle sue applicazioni:

  • Disattivare le notifiche
  • Eliminare suoneria e vibrazione
  • Tenere lontano lo smartphone (in borsa o in un’altra stanza)
  • Spegnerlo quando si va a dormire per evitare i ripetuti collegamenti notturni
  • Stabilire dei tempi e dei luoghi specifici in cui utilizzarlo
  • Diminuire il numero di ore passate online
  • Diminuire il numero dei messaggi inviati
  • Stabilire un numero specifico di controlli che si possono effettuare al giorno

Ciò va eseguito in maniera graduale e non immediata. Se la dipendenza persiste consultare un esperto e intraprendere un percorso di “disintossicazione tecnologica”.

Da un uso normale e giustificato a uno patologico e dipendente il passo è breve! È importante, quindi, prestare costantemente attenzione alle proprie azioni: seppur appaiano ordinarie, spesso possono nascondere delle insidie.

Informazioni su Cyberbullismo

Il Centro Nazionale di Documentazione e Ricerca Educativa sul Cyberbullismo (CE.N.D.R.E.CY) ha compiti di ricerca, monitoraggio, documentazione, sperimentazione e formazione in campo psicoeducativo riguardo ai temi del bullismo online, della violazione della privacy e della tutela dei dati personali, stimolando lo scambio e la collaborazione tra studiosi ed enti che condividono la mission.

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